sabato 22 luglio 2006

Ar(Riva)ti

Come avrebbe detto Mofrà parecchi anni fa, "vive les vacances !". Dopo mesi di durissimo lavoro, mi godo il meritato riposo. Saranno delle vacanze all’insegna dello sport e del cibo sano. Ieri ho iniziato fiondandomi in piscina alle 16.30 e ci sono rimasto per due ore, nuotando e leggendo. A Roma c’è un caldo bestiale. Il volante brucia tra le mani, qualsiasi oggetto metallico provoca ustioni di secondo grado e l’asfalto stenta a conservare il suo stato solido. Un vento africano completa il panorama. Ma io parto, vado via per tre settimane. Arrivederci Roma, stammi bene. Alle dieci di sera io e Alessandra abbiamo preso il treno per Rovereto. Naturalmente la nostra carrozza era sfasciata, naturalmente ci hanno messi in un altro scompartimento e – perché dirlo ? – stamattina siamo arrivati in ritardo. Il controllore voleva piazzarci in uno scompartimento con due shlafi avvinazzati e ho dovuto combattere il mio razzismo al contrario per chiedere di cambiare posto. Se fossero stati due milanesi non avrei esitato a esigere immediatamente un altro posto più consono al mio lignaggio.
Adesso siamo a Riva del Garda, dal nostro Pietrino (a cui non manchiamo per niente), temporaneamente depositato presso i nonni materni. Anche qui fa un caldo fetido e il lago è tutto verde. Non vedo l’ora di andare al mare. I laghi sono belli da vedere, ma non hanno sapore. Rischi di affogare con l’illusione che stai semplicemente bevendo dell’acqua. Forse un po’ troppa, ma non te ne rendi conto subito. Il fondo è melmoso, i pesci sono anonimi e l’acqua è fredda. Ma Riva è un posto carino e tranquillissimo e da un paio di anni comincio a pensare che potrei anche viverci. A meno di non finire come quel bambino di una favola di Pazienza, che era così abituato allo smog che, il primo giorno che lo portarono in un parco, morì.

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