sabato 29 luglio 2006

Merenda

Dopo quattro giorni di alimentazione bilanciata, corse ed esercizi, oggi pomeriggio ho deciso di concedermi una briosc co’ ggilatu (brioche con il gelato). Per capire l’essenza e la tecnica di consumo di questo prodotto dolciario, bisogna prima cercare di visualizzarlo. La brioche è una specie di panino dolce, dalla consistenza a metà tra il pane e un buondì, grande come una rosetta ma piena dentro. La brioche viene spaccata a metà, ma le due parti restano attaccate per un lato, e ci si schiaffa dentro l’equivalente di due coni gelato. E qui comincia il divertimento. Per poter mangiare il tutto dovete avere una gran fame, molta voglia di gelato e una bocca foderata con materiale antigelo. Il caldo torrido infatti (condizione essenziale perché vi venga voglia di avventurarvi a comprare una brioche con il gelato) comincerà a fondere il gelato in men che non si dica, soprattutto se non conoscete in precedenza quali gusti del vostro gelataio tendono a sciogliersi prima e quindi non avrete fatto una scelta oculata. A questo punto, non essendoci altro contenitore che la brioche stessa e le vostre mani, se non volete andare in giro con il gelato che cola lungo le vostre braccia e sui piedi, non vi resta altro da fare che azzannare immediatamente – a bocca spalancata, visto che stiamo parlando di qualcosa che al punto di massimo spessore può raggiungere i 15 cm – brioche e gelato. Per fare questo, dovrete essere dotati di un enorme resistenza al freddo, non solo a livello lingua-bocca-palato, ma soprattutto nello stomaco. Infatti sarete costretti a mandar giù in meno di 30 secondi, oltre alla brioche-contenitore, il famoso equivalente di due coni che ne costituisce il ripieno. Se nei successivi cinque minuti non avrete avuto una congestione o una sincope, potrete vantarvi con i vostri amici di aver anche voi mangiato "a’ briosc co’ ggilatu". Anche nei primi due casi potrete comunque – anche se da un letto di ospedale – vantarvi del medesimo atto.

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